Gazzetta del Mediterraneo

Il sentiero indicato da Don Manenti per Portopalo

Il sentiero indicato da Don Manenti per Portopalo
24 settembre
14:11 2017

di Sergio Taccone. E’ arrivato a Portopalo di Capo Passero nel 2011. Un ingresso in punta di piedi dopo il lungo periodo contrassegnato da don Calogero Palacino. Passato l’inevitabile rodaggio iniziale, don Gianluca Manenti da Noto, 39 anni appena compiuti, è diventato un punto di riferimento certo e solido per la piccola ma dinamica comunità parrocchiale portopalese, che guida da sei anni.

“E’ un percorso di cui vado fiero. Quelli trascorsi sono stati anni di impegno continuo, cercando di attuare le indicazioni sinodali. Portopalo, come ogni realtà sociale, è pregna di pregi e difetti, dinamiche positive che convivono con aspetti deleteri come l’ipocrisia, la maldicenza, i seminatori di zizzania e discordia, la lamentela paralizzante e fine a se stessa. Occorre sempre distinguere il grano dal loglio”.

In questi anni trascorsi a Portopalo, il giorno più triste è stato senza dubbio quello dell’incendio della chiesa san Gaetano, nel luglio 2012.

“Non vi è dubbio. Ricordo quella tragica sera come fosse ieri: il dramma delle fiamme che si sprigionavano dall’interno della chiesa, i tentativi per limitare la devastazione del fuoco, il fumo dappertutto, i fedeli che si affannavano per dare manforte agli aiuti. Un giorno tristissimo”.

Poi la lenta rinascita della parrocchia, fino alla riapertura.

“Venne adibito il salone parrocchiale a spazio dedicato allo svolgimento della liturgia. La comunità parrocchiale rispose con grande compostezza e dignità. In tanti si adoperarono per salvaguardare quello che il fuoco non aveva distrutto”.

Il simbolo di quella sera tremenda è la statua carbonizzata del Cristo oggi sistemata dietro l’altare.

“Lo abbiamo collocato in quel punto a futura memoria, per non dimenticare quanto venne fatto quella sera di luglio di cinque anni fa. Sono tanti che, soprattutto in estate, vedendo quel che è rimasto della statua di Gesù, si soffermano in preghiera o anche soltanto a meditare”.

In questi giorni la comunità parrocchiale si sta preparando ad affrontare il prossimo triennio pastorale. Quali sono le indicazioni generali ?

“Non finirò mai di ripetere ai miei parrocchiani che bisogna mettere da parte il nostro io per porre davanti a tutto Cristo e la chiesa. Se non capiamo questo non solo non faremo un buon servizio alla comunità ma faremo anche del male a noi stessi”.

Un richiamo forte a vivere con attenzione e assiduità la liturgia domenicale.

“Certamente e questo lo si fa partecipando ai sacramenti, approfondendo la conoscenza delle sacre scritture, evitando di ritagliare la parola di Dio a nostro uso e consumo. Gesù o lo si segue interamente o si sta andando verso altre direzioni”.

La parrocchia è una delle realtà più importanti di Portopalo, molto impegnata anche sul versante sociale.

“Abbiamo una rete di associazioni impegnata a vario titolo, incluso quello della promozione sociale e tutela della salute. Da anni è stata messa in piedi una struttura di supporto alle famiglie in difficoltà economiche. La crisi si sta facendo sentire pesantemente anche qui. Ci sono una ottantina di famiglie che vengono aiutate costantemente dalla nostra parrocchia, ovviamente nella totale salvaguardia della privacy e della dignità delle persone bisognose”.

Come rispondono i giovani alle sue sollecitazioni ?

“C’è un luogo comune: i ragazzi non vogliono fare niente. Falso ! Basta dare loro gli stimoli giusti e tutto viene di conseguenza. Spesso sono gli adulti, le cosiddette persone mature, che scelgono l’apatia e la chiusura nell’angusto ambito personalistico. Un indice, questo, della solitudine che domina la vita di numerose persone che potrebbero dare tanto, in termini positivi, alla comunità locale”.

Parliamo di sport e della bella realtà dell’Asd Portopalo.

“Quest’anno sarà la sesta stagione in cui saremo presenti con la prima squadra di calcio. Siamo partiti dalla terza categoria e ci apprestiamo a vivere il secondo campionato di prima categoria. Ma quel che mi preme sottolineare è l’importanza dello sport come crescita personale di grandi e bambini. L’agonismo non è mai stato un nostro pallino. Quando si vince fa piacere ma quel che più conta è la dimensione di crescita comunitaria, l’aspetto principale. Perdere non va visto come una condanna ma con la leggerezza di chi sa che, anche nella sconfitta, l’importante è mantenere per intero la propria dignità e correttezza”.

C’è un interesse elevato anche a livello informativo sulla comunità parrocchiale portopalese.

“Questo ci fa piacere ed aumenta il nostro senso di responsabilità. Di recente una rivista specializzata nazionale di catechesi ha dedicato spazio alla nostra parrocchia, un segnale di attenzione verso di noi. Non dimenticando, inoltre, i servizi apparsi di recente su Famiglia Cristiana e Avvenire, testate nazionali di elevato prestigio”.

Che importanza assegna alla politica.

“Se per politica intendiamo le schermaglie per il potere, con sotterfugi ed ipocrisie annesse, lo sgomitare per raggiungere un posticino al sole passando su tutto e su tutti, allora non m’interessa. Se invece intendiamo l’impegno gratuito e quotidiano per la comunità in cui ci si trova a vivere, allora il mio impegno non verrà mai meno. Anche a costo di prendere posizioni scomode. Del resto, come disse Gesù, la verità rende liberi”.

Sertac

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