Gazzetta del Mediterraneo

Portopalo Calcio e il tabù dello stadio Brancati

Portopalo Calcio e il tabù dello stadio Brancati
16 ottobre
14:42 2017

Una lunga astinenza di vittorie casalinghe per la squadra di Portopalo.

Di SERGIO TACCONE. Quasi un anno senza vittorie casalinghe. Il terreno di gioco dello stadio “Sasà Brancati” di Pachino è da ormai lungo tempo un tabù per il Portopalo. L’ultimo successo della squadra di Balduino Ferlisi tra le mura amiche fu uno striminzito 1-0, firmato da Mallia su rigore, contro il Solarino nel novembre 2016, vittoria di misura contro la squadra che l’anno scorso chiuse all’ultimo posto il campionato di prima categoria. Undici mesi fa. Dopo soltanto sconfitte (tante, con una caterva di gol subiti) e qualche pareggio. La battuta d’arresto rimediata ieri contro il Militello Val Catania, a cui è bastata una prestazione poco più che sufficiente, con lanci lunghi e ripartenze, ha confermato questo trend nefasto. Ma la differenza c’è, eccome. Il Portopalo di questa stagione è una squadra attrezzata per un campionato d’alta classifica.

La rosa è infarcita di giocatori di notevole livello: Accarpio su tutti ma anche Di Pasquale, Mallia, Maltese, Novello, Cultrera, Nastasi, La Marca, Micieli, Pannuzzo, Ferro e Vizzini non sono certo elementi trascurabili da un punto di vista tecnico e di esperienza. Con questo gruppo è più che lecito, anzi logico, aspettarsi qualcosa di più. Invece, in casa si continua a sprecare quanto di buono ottenuto in trasferta. Lo abbiamo visto in Coppa Sicilia e la storia si è ripetuta, pari pari, in campionato. Una buona partenza, due occasioni da gol con Burgaretta e Cultrera prima di finire infilzati come polli dagli avversari dopo un regalo, manco fossimo in periodo natalizio. Già, perché se trattieni la palla sulla tua trequarti (dopo aver ricevuto, ad onor del vero, un passaggio quantomeno avventato) perdendola in un contrasto, due volte su tre vieni castigato. Ogni riferimento a Santuccio (che ha perso palla) e a Di Pasquale (autore del passaggio) non è casuale. Ma una squadra che ha personalità avrebbe dovuto reagire con calma e determinazione, visto anche il tempo ancora a disposizione (l’intera ripresa).

Il pareggio è arrivato (con il nuovo entrato Novello, ottimo guizzo il suo) quasi come preludio ad un finale di partita in grado di interrompere il digiuno di successi interni. Le occasioni non sono mancate prima di crollare, come un gigante dai piedi d’argilla, su un tiro impossibile del numero 7 avversario, tanto tracagnotto quanto incisivo, che ha fulminato La Marca, riportando avanti il Militello. Il nervosismo della prima frazione (che ha contagiato giocatori in campo, tecnici e dirigenti in panchina) è diventato frustrazione. Così, quasi obnubilati dall’ansia di trovare almeno il pareggio, i giocatori portopalesi hanno sbagliato anche la tabellina del 2, prestando il fianco ad un contropiede elementare degli avversari, andati ancora in gol con Scollo. Il disperato tentativo di Nastasi è andato a vuoto, con il difensore che ha quasi accompagnato la sfera in fondo al sacco come un maggiordomo con gli ospiti ad una festa. Il ko è servito e al triplice fischio di chiusura è partita puntuale la solita sarabanda di lamentazioni post sconfitta: la colpa è dell’arbitro, del sole in faccia e dei gufi che non mancano mai (sui gufi possiamo anche essere d’accordo). La verità è più semplice: giocando con approssimazione, con un centrocampo che non fa filtro, lento e compassato, e una difesa che non è ancora attrezzata a rendere secondo le previsioni, è inevitabile l’aumento del rischio. L’attacco ha ricevuto pochissimi palloni: se Accarpio (ieri in giornata no) e Mallia devono arretrare fin quasi a metacampo per prendere palla, l’incisività delle due punte si abbassa notevolmente.

A parziale scusante ci sono alcuni dettagli: la nutrita pattuglia di assenti (guidata da Ferro e Vizzini), Salerno out dopo dieci minuti di partita, le non perfette condizioni fisiche di Maltese (che contro il New Pozzallo aveva disputato una grande prestazione) e giocatori ancora alla ricerca della migliore condizione (Di Pasquale, Micieli e Nastasi). Le buone prestazioni di Novello (peccato per l’espulsione finale) e Mammana, entrati nella ripresa, sono tra le pochem indicazioni positive insieme al dinamismo di Pannuzzo. Ma occorre, innanzitutto, ritrovare serenità e mettere da parte nervosismo e fibrillazioni psicologiche. Compreso mister Ferlisi, troppo sopra le righe nel tentativo di spronare i suoi. La calma, come recita un vecchio detto, è la virtù dei forti. Il pubblico del Brancati, che segue il Portopalo con grande affetto sin dalla prima stagione in terza categoria, non merita di vedere in campo una squadra balbettante e impacciata come quella di domenica scorsa. Sabato, in trasferta contro il Pro Ragusa, c’è da cogliere l’occasione dell’immediato riscatto. Restiamo convinti che il Portopalo possa fare tanta strada. Basta ricordare che le partite non le vinci alzando i toni in campo ma con l’umiltà e la determinazione, facendo gruppo e cercando le giocate semplici. Perché anche nel football, è risaputo, la complicazione è la forma moderna di stupidità.

L’Ad Corrado Lentinello cerca di moderare i toni. “L’obiettivo della società – ha dichiarato Lentinello – è di raggiungere una tranquilla salvezza. Non ho mai parlato di vincere il campionato o di fare i play off. Noto pressione e una eccessiva tensione addosso a questa squadra che, a prescindere dai nomi, ha bisogno di tranquillità per crescere. Mi piace stabilire io gli obiettivi da raggiungere sulla base di ciò che vedo ogni giorno e di come ho costruito la rosa. A noi piace giocare la palla e non fare catenaccio e ripartenza. Abbiamo bisogno di tempo per lavorarci e di serenità ed aspettative meno esagitate. La gara di ieri è un incidente di percorso, sconfitta ingenua che magari farà bene a noi stessi e ci farà capire da dove ripartire”.

Sertac

(nella foto Di Pasquale e Mallia)

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