Gazzetta del Mediterraneo

Salviamo il Mondo dai gruppi WhatsApp delle mamme

Salviamo il Mondo dai gruppi WhatsApp delle mamme
18 dicembre
17:18 2018

L’aberrante rissa tra mamme alla recita di Natale mette in evidenza come ormai sia diventato più importante apparire genitore che esserlo.

DI TURI MONCADA. Botte, pugni, calci e una denuncia. Ultras? Criminali ? Spacciatori? Teppisti? Ubriachi in discoteca? No, mamme alla recita di Natale dei figlioletti! Più che Jingle Bells verrebbe da cantare ‘Ring bells’. La scazzottata di qualche giorno fa  tra mamme in una scuola a Gela  sembra venuta fuori pari pari da una brutta scena di un film surreale. Un  horror con bimbi che piangono, gente che fugge e genitori in preda al panico. Scene da  ‘L’inferno di cristallo’  con Paul Newman e Steve McQuenn, film del 1974 che racconta di un grattacielo andato in fiamme proprio il giorno  dell’inaugurazione, tutti cercano di mettersi in salvo come possono.  Una aberrazione.

Una aberrazione però figlia dei nostri tempi. E’ figlia dei social network, della cultura di Facebook e Instagram, è figlia dei gruppi WhatsApp. Una aberrazione  diretta pronipote di un’epoca, quella attuale, dove diventa normale recitare la parte: quella di ‘sembrare’ genitori piuttosto che esserlo veramente. Quei bambini rimarranno scioccati a vita. Era questo l’obbiettivo? Un’epoca di lobotomizzati  fatta di una sorprendete miscela di vanità mista a stupidità condita troppo spesso dalla violenza, sia pure verbale.  Che poi, come dice un vecchio adagio, dalle parole alle mani il passo è breve. Verbosità unilaterale accompagnata da una compromissione qualitativa dell’interazione sociale  si chiama sindrome di Asperger.

Il collettino del grembiule a scuola rosso o giallo? Apriti cielo! Facezie ma che conducono a querelle interminabili. Schiere di mamme che si sfidano a suon di emoticon su emoticon, tristi, felici, di disapprovazione, di contrarietà, sbuffi e arrabbiature e facce rosse. Un vero e proprio  campo di battaglia con centinaia di messaggi non letti da spulciare.  Alla fine faccine compiaciute e cuoricini, di facciata però. La tregua siglata ma solo per ora. Tanto poi si riprenderà magari quando sarà il momento di decidere sul regalo alle maestre. La quiete che prelude la  tempesta: “Le faccio vedere io, ‘sta stronza!”. I gruppi WathsApp delle mamme degli alunni  sembrano essere diventate una dei luoghi più pericolosi al mondo. Il ricettacolo di frustrazioni, riversate tutte in una chat. Un agglomerato dell’odio che matura e sale piano piano. “Che antipatia mi fa quella, ma chi si crede di essere!” La più grande raccolta di risentimento concentrato in un unico spazio virtuale.

Un risentimento che cova piano piano,  si riverbera nei rapporti reali,  nella vita di tutti i giorni. Crea gruppetti fuori dalle chat o altre chat ancora, tra poche elette, solo per il gusto di criticare “quella là che si è permessa di contraddirmi”. Piccoli dissapori che diventano distanze incolmabili,  incendi indomabili. La brutta vicenda di Gela ne è un esempio.   Le mamme avranno avuto una chat comune su WhatsApp?  Non lo sappiamo. Sta di fatto però che negare il dilagante e triste fenomeno significa mentire con l’aggravante della consapevolezza di farlo. Ci saranno delle isole felici per carità ma il mondo sarà sempre un posto migliore fin quando WhatsApp non inserirà nelle chat delle mamme la funzione ‘Sgancia bomba atomica’. Perché a quel punto la popolazione del pianeta Terra sarebbe in grave pericolo.

 

 

 

 

 

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